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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE TRA LUCI E OMBRE…PARLIAMONE!

 

Ciao cari lettori,

Negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale (IA) è diventata un tema centrale in ogni ambito della società: dalla medicina all’industria, dall’istruzione alla cultura. Accanto alle legittime aspettative, si è diffusa una “confusione pericolosa”, alimentata da una conoscenza spesso superficiale.

Da docente di musica che utilizza strumenti IA in classe, sento il dovere di riflettere con voi su un punto cruciale: ”l’IA non è infallibile, ma non è nemmeno un mostro”. I suoi errori, come quelli umani, nascono da Bias (pregiudizi, preconcetti, distorsioni delle informazioni), interpretazioni soggettive e limiti intrinseci alla nostra stessa natura.


La Scuola: Promesse e Ombre dell’IA in Educazione

Nel settore educativo, l’IA promette personalizzazione e efficienza. Strumenti per la valutazione automatica, tutor virtuali e piattaforme adattive sono sempre più diffusi. Ma sempre con attenzione: “gli algoritmi non sono neutri”. Studi recenti avvertono che gli algoritmi educativi possono mostrare “ mancanza di precisione nell’analisi culturale tra popolazioni diverse”.

Ad esempio, un sistema di correzione automatica potrebbe privilegiare strutture linguistiche tipiche di una certa area geografica, penalizzando studenti con background culturali diversi.

Come docente di musica, ho visto strumenti IA aiutare gli alunni a comporre brani o analizzare partiture. Tuttavia, se l’algoritmo è stato addestrato principalmente su repertori classici occidentali, rischia di “escludere sonorità non eurocentriche” riproducendo inconsciamente un Bias culturale. Questo non è un difetto dell’IA, ma “un riflesso delle scelte umane” nella sua progettazione.

Come risulta da un rapporto OECD, è fondamentale “sfruttare l’esperienza valutativa per ridurre i bias”, coinvolgendo educatori diversificati nella creazione di questi strumenti.


La Medicina: Quando l’AI Salva e Discrimina

Nella sanità, l’IA è celebrata per diagnosi più rapide e precoci. I bias possono avere conseguenze drammatiche.

Una revisione sistematica ha evidenziato casi in cui algoritmi medici “svantaggiano pazienti di colore” rispetto a quelli bianchi, a causa di dati storici distorti.

Un esempio noto è l’uso di algoritmi per predire il rischio di malattie cardiache, che tendono a sottovalutare i sintomi nelle donne o in gruppi etnici minoritari.

Questo fa emergere una verità scomoda: “anche i medici umani sbagliano”. Uno studio mostra che il 13% dei professionisti sanitari ritiene l’IA “molto equa”, mentre il 12% la giudica “appena equa” . Questo divario riflette non solo i limiti dell’IA, ma anche “la soggettività umana” nelle valutazioni cliniche. L’errore non è esclusivo delle macchine: è un rischio insito in ogni processo decisionale, umano o artificiale.


L'Industria: Il Circolo Vizioso dei Bias

Nel mondo del lavoro, l’IA è usata per selezionare candidati, ottimizzare produzioni o analizzare mercati.

Ma se i dati di input sono distorti, i risultati lo saranno altrettanto. Ad esempio, un algoritmo di recruiting potrebbe scartare curricula con nomi “non occidentali”, replicando pregiudizi sociali.

Ancora più preoccupante è il “circolo vizioso tra IA e umanità”: quando le persone si affidano ciecamente ai consigli dell’IA, possono interiorizzarne i bias.

Come dimostrato da ricerche recenti, “errori occasionali nelle raccomandazioni dell'IA possono indurre le persone a sbagliare”.

Non è l’IA a essere “malvagia”, ma il suo utilizzo approssimativo a trasformarla in un amplificatore di disuguaglianze.


La Superficialità dell’Informazione: Il Vero Nemico

La confusione attorno all’IA nasce anche da una “cultura dell’informazione frammentata”.

I media spesso presentano l’IA come una panacea o un pericolo apocalittico, ignorando le sfumature. Questo dibattito superficiale distoglie l’attenzione da questioni concrete:

chi progetta gli algoritmi? Quali dati vengono usati? Come possiamo correggere i bias?

Come insegnante, vedo ogni giorno alunni che credono all’IA come a una fonte infallibile, senza interrogarsi sulla sua provenienza. Ritengo che: “la vera competenza digitale non è solo saper usare gli strumenti, ma saperli usare criticamente ponendosi sempre quesiti riguardo la correttezza delle informazioni”

L’esistenza di un’IA Responsabile Parte da Noi

L’IA non è né un dio né un demone.

È uno “strumento potente ma imperfetto”, come tutti quelli creati dall’uomo. La sua utilità in ambito educativo – dalla creazione di esercizi musicali personalizzati all’analisi di tendenze artistiche – è innegabile, ma va accompagnata da “consapevolezza e soprattutto: Vigilanza”.


I Compiti della società e del mondo dell’istruzione:

1. Formare cittadini critici, capaci di interrogarsi sui Bias degli algoritmi;

2. Includere voci diverse nella progettazione dell’IA (docenti, medici, ingegneri, artisti);

3. Riconoscere i propri errori, ricordando che l’IA è uno specchio della nostra umanità, con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità.

L’obiettivo non è temere l’IA, ma “umanizzarla”.

Perché, come insegniamo ai nostri studenti, anche la musica più perfetta nasce da prove, errori e correzioni.


Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci 

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