ELENCO POST

Mostra di più

PREPARIAMOCI AD AFFRONTARE LE NUOVE INDICAZIONI MINISTERIALI IN TEMA DI MUSICA NELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO

 


Ciao cari lettori,

Vi propongo in anteprima un lavoro che ho appena terminato di realizzare.


Analisi delle Nuove Indicazioni Nazionali 2025 per l'Insegnamento della Musica nella Scuola Secondaria di Primo Grado


Quadro Generale e Novità Metodologiche nell'Offerta Didattica Musicale

Lavoro di analisi proposto dal prof. Maurizio Ricci 


Le nuove Indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, pubblicate in bozza dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) l' 11 marzo 2025, rappresentano un punto di svolta significativo per l’intero sistema educativo italiano. 


Queste indicazioni, destinate a sostituire quelle del 2012 a partire dall'anno scolastico 2026/2027 , introducono una visione curricolare più strutturata e orientata verso obiettivi specifici di apprendimento, con un impatto diretto e profondo sulla disciplina musicale. 


Da considerare che non è stato specificato un aumento dell'orario settimanale per la materia rispetto alle precedenti disposizioni, emerge un'intenzione politica di "rivalorizzazione" della musica, considerata finora "colpevolmente negletta" . 

Questa ri-valutazione si manifesta attraverso una maggiore enfasi metodologica e contenutistica, che mira a valorizzare il ruolo della musica nel percorso formativo dello studente.

La novità più radicale e centrale è l'abbandono del vecchio paradigma di riferimento, per delineare una nuova pedagogia basata sul concetto di "esperienza con e attraverso la musica" . 

Questo approccio esplicitamente postula che l'apprendimento avvenga attraverso un'interazione attiva e multisensoriale con il materiale sonoro. 

Le attività proposte includono la pratica vocale e corale, la pratica strumentale, l'ascolto attivo e guidato, l'esplorazione dell'ecosistema sonoro attraverso percorsi come le "passeggiate e paesaggi sonori", l'interazione diretta con musicisti professionisti e la partecipazione a concerti.  

Questo spostamento verso un modello esperienziale trova un solido fondamento nelle recenti ricerche neuroscientifiche, che evidenziano l'impatto positivo dell'educazione musicale sullo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale dei giovani. 

Il documento promuove un curricolo verticale e interdisciplinare, dove la musica non è vista come un'isola a sé stante, ma come un linguaggio capace di dialogare con altre discipline. 

Un collegamento particolarmente forte viene suggerito con le discipline coreutico-performative, valorizzandone la dimensione interdisciplinare. 

Inoltre, le indicazioni incoraggiano l'integrazione critica tra tradizione e innovazione, favorendo l'uso consapevole delle tecnologie digitali non solo come strumento di supporto, ma come parte integrante del processo creativo musicale. 

Si suggerisce l'utilizzo di applicazioni musicali, strumenti digitali, ambienti virtuali, video e software di registrazione e produzione musicale per ampliare le possibilità espressive degli studenti. 

Anche l'intelligenza artificiale viene menzionata, ma con un chiaro monito: deve essere utilizzata criticamente per salvaguardare la centralità dell'umano e favorire percorsi di cittadinanza digitale.

Questa visione ambiziosa e moderna incontra forti resistenze e critiche da parte di molte associazioni e docenti specializzati. 

Il Forum Nazionale per l’Educazione Musicale, ad esempio, denuncia un rischio di "riduzione dell’autonomia scolastica" e di imposizione di modelli rigidi che limitano la libertà creativa e laboratoriale tipica della pedagogia attiva. 

La critica più pervasiva riguarda la mancata integrazione dei metodi storici didattici fondamentali come Dalcroze, Willems, Kodály e Orff, i quali hanno costruito decenni di ricerca scientifica sul legame tra movimento, canto e percezione musicale.

Per gli esperti, l'approccio proposto sembra privilegiare una sorta di "estetismo elitario" centrato quasi esclusivamente sul patrimonio classico occidentale, ignorando lingue musicali contemporanee, culture globali, oralità e improvvisazione.

La confusione in termini contenutistici tra conoscenze, abilità e competenze, già presente nelle Indicazioni del 2012, viene ritenuta persino aggravata, rendendo difficile una loro applicazione operativa chiara. 

Vengono messi in discussione anche i criteri di selezione dei membri della Commissione redattrice, accusati di un'eccessiva omogeneità di provenienza accademica e istituzionale, e di aver ignorato il contributo del Terzo Settore musicale, pur essendo questo formalmente riconosciuto dal Codice del Terzo Settore.

Competenze e Obiettivi di Apprendimento Specifici per la Musica

Le Nuove Indicazioni Nazionali 2025 definiscono un quadro chiaro e dettagliato di competenze e obiettivi di apprendimento specifici per la disciplina musicale, strutturato per livelli di scolarità e finalizzato allo sviluppo armonico dello studente. 

Al termine del primo ciclo, e in particolare al termine della terza classe della scuola secondaria di primo grado, lo studente è tenuto a raggiungere un insieme di risultati che spaziano dalla produzione alla comprensione, dalla contestualizzazione storica all'analisi critica. 

Questi obiettivi sono distribuiti lungo tre aree principali:

1-Ascolto e analisi, 

2-Esecuzione e Interpretazione, 

3-Composizione e Improvvisazione.

Nella prima area, Ascolto e analisi, gli obiettivi sono volti a sviluppare una capacità di ascolto critico e consapevole. 

Gli studenti devono essere in grado di descrivere le qualità del suono (altezza, timbro, durata, intensità), riconoscere le strutture formali e melodico-ritmiche di brani semplici, e comprendere il ruolo degli elementi musicali all'interno di un contesto. 

Un obiettivo esplicito per la classe terza media, è quello di descrivere l'evoluzione storica della scrittura musicale e di identificare compositori e opere di importanza rilevante.

Viene richiesta inoltre la capacità di analizzare la musica europea dalla tradizione scritta fino ai giorni nostri, collegando lo stile musicale alla storia e alla cultura dei diversi periodi. 

L'ascolto non è fine a se stesso, ma deve portare a una riflessione critica, come dimostra l'obiettivo di interpretare brani che trattano tematiche sociali o affrontare questioni etiche connesse alla produzione e fruizione di suoni e musica.

Nella seconda area, Esecuzione e Interpretazione, il focus si sposta sulla produzione musicale. 

Gli studenti sono tenuti a eseguire con voce e/o strumenti brani di repertorio adeguati alla loro età e preparazione, dimostrando una buona intonazione e un senso ritmico stabile. Sono previste attività di lettura e interpretazione di frasi musicali scritte in notazione convenzionale e schemi ritmici, nonché di lettura di partiture vocali polifoniche intuitive.

Un elemento fondamentale è la partecipazione a ensemble, piccoli gruppi e cori, attraverso cui sviluppare la capacità di collaborare, coordinare l'azione con gli altri, rispettare il ruolo assegnato e armonizzare l'esecuzione. 

Questo obiettivo, tuttavia, è oggetto di critiche per la sua ambiguità terminologica, che lascia aperte domande su come debbano essere definiti "armonizzare l'esecuzione" e "rispettare il ruolo.

Nella terza area, Composizione e Improvvisazione, le indicazioni mirano a stimolare la creatività dello studente. 

È richiesto che gli studenti possano realizzare semplici melodie, creare sequenze ritmiche, improvvisare liberamente o in modo guidato e collaborare alla costruzione di una composizione musicale.

Questo si inserisce in un quadro più ampio che valorizza la produzione creativa, anche digitale, come uno degli assi portanti dell'insegnamento.

L'improvvisazione, in particolare, è presentata come uno strumento potente per sviluppare il pensiero creativo e la capacità di agire autonomamente.

Per quanto riguarda l'indirizzo musicale specifico, le nuove indicazioni confermano le disposizioni del Decreto n. 176/2022, fornendo aggiornamenti sugli obiettivi di apprendimento per gli strumenti ad arco, a fiato, a tastiera, a corde pizzicate e a percussioni 

Anche qui emergono critiche sulla confusione terminologica tra competenze tecniche ed espressive, che rende difficile una valutazione precisa e trasparente. 

Il quadro degli obiettivi è ricco e ambizioso, ma la sua implementazione dipenderà fortemente dalla capacità degli insegnanti di navigare la complessità terminologica e di superare i limiti culturali che alcuni osservatori vedono nel testo.


Integrazione con l'Educazione Civica e Sviluppo di Competenze Trasversali

Una delle caratteristiche salienti delle Nuove Indicazioni Nazionali 2025 è il forte legame instaurato tra l'insegnamento della musica e l'educazione civica.

La disciplina musicale non è più concepita come esclusivamente artistica o tecnica, ma come un potentissimo veicolo per lo sviluppo di competenze trasversali e per la formazione di cittadini consapevoli e impegnati. 

Questa integrazione non è un'appendice, ma è radicata nel nucleo stesso dei contenuti e delle metodologie proposte.

L'integrazione con l'educazione civica si manifesta in diversi modi. 

Le indicazioni promuovono esplicitamente l'educazione al rispetto, all'empatia e alla convivenza civile attraverso l'ascolto di brani che trattano tematiche sociali e umanitarie. 

Il lavoro di squadra in un coro o un ensemble diventa un laboratorio pratico di cittadinanza attiva, dove lo studente impara a collaborare, a coordinarsi con gli altri e a rispettare le diverse parti di un tutto più grande. 

Temi come la solidarietà tra culture diverse e la sostenibilità ambientale trovano un terreno fertile nell'educazione musicale, ad esempio attraverso progetti che coinvolgono le comunità locali o che utilizzano materiali riciclati per la costruzione di strumenti. 

L'educazione civica assume un peso specifico anche in ambiti delicati come le relazioni di genere e il rispetto della donna, argomenti affrontati direttamente dalle nuove indicazioni.

Oltre all'educazione civica, le indicazioni puntano a sviluppare un insieme di competenze trasversali fondamentali per la crescita personale e professionale dello studente. 

Tra queste, spiccano la capacità di agire in modo autonomo e responsabile, di saper applicare le conoscenze acquisite in contesti nuovi e diversi, e di riflettere criticamente sulle proprie esperienze artistiche. 

L'educazione musicale è vista come uno strumento ideale per sviluppare il pensiero critico e creativo, nonché le capacità di problem-solving. Attraverso l'improvvisazione e la composizione, gli studenti imparano a prendere decisioni creative e a comunicare idee e sentimenti in modo efficace, sviluppando così competenze linguistiche ed espressive.

Un altro aspetto cruciale è l'integrazione della cittadinanza digitale. 

L'uso critico delle tecnologie e dell'intelligenza artificiale è raccomandato in ogni ambito disciplinare, inclusa la musica.

Gli studenti sono invitati a utilizzare software di produzione musicale, piattaforme collaborative e ambienti virtuali, ma sempre all'interno di un percorso che ne insegna l'uso consapevole e critico, salvaguardando la creatività umana e la sicurezza online. 

L'educazione musicale, quindi, diventa anche un luogo per discutere delle implicazioni etiche connesse alla circolazione di contenuti digitali e alla manipolazione sonora.

Le Nuove Indicazioni 2025 propongono una visione della musica come disciplina intrinsecamente sociale e civile. 

Essa non si limita a formare musicisti, ma mira a educare individui capaci di esprimersi, collaborare, riflettere criticamente e partecipare attivamente alla vita della comunità. 

Questo approccio, sebbene entusiasmante, pone però grandi sfide agli insegnanti, che dovranno essere capaci di progettare percorsi didattici in cui i contenuti musicali non siano mai separati dai valori civici e trasversali che si intendono veicolare.


Valorizzazione del Patrimonio Culturale Italiano e Ruolo del Digitale

Le Nuove Indicazioni Nazionali 2025 pongono un'enfasi senza precedenti sulla valorizzazione del patrimonio culturale italiano, in particolare nel campo musicale e operistico.

Questo obiettivo è declinato in modo esplicito e strategico, con l'intento di colmare una presunta lacuna formativa e di formare una nuova generazione di appassionati della nostra eccellenza culturale.

Il documento promuove un uso innovativo e integrato delle tecnologie digitali, non come vuoto ausilio, ma come strumento per produrre, analizzare e fruire di tale patrimonio in modi nuovi e significativi.

Il riferimento al repertorio operistico italiano è esplicito e ricorrente, con l'indicazione che esso dovrebbe essere parte integrante dell'offerta formativa per gli studenti della scuola secondaria di primo grado. 

Viene suggerito che l'analisi di brani operistici possa servire come punto di partenza per discussioni più ampie su tematiche sociali, umane e storiche.

Le indicazioni si fermano a un livello molto generale, mancando di fornire esempi specifici di come integrare

l'insegnamento dell'opera lirica italiana con le altre richieste del documento, come l'educazione civica o l'uso delle tecnologie digitali. 

Questo lascia un ampio spazio di interpretazione e di iniziativa agli insegnanti e alle singole istituzioni scolastiche. 

La valorizzazione del patrimonio non si limita all'opera, ma include anchei l'educazione al gusto estetico attraverso il patrimonio classico in generale, la partecipazione a concerti e incontri con musicisti e l'analisi musicale contestualizzata storicamente.

A questo scopo, si prevede un potenziamento delle collaborazioni con il mondo esterno alla scuola.

Il MIM suggerisce la creazione di partenariati con Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC), Accademie di Belle Arti e Musicali (AFAM), teatri, radio e accademie per potenziare l'offerta formativa e offrire agli studenti esperienze dirette e autentiche.

Questo approccio si allinea con la visione della musica come pratica sociale e culturale, non reclusa nelle aule, ma in dialogo continuo con il territorio.

Il ruolo del digitale è altrettanto fondamentale e strategico. Le indicazioni non si limitano a menzionare la tecnologia, ma la inseriscono come un vero e proprio "mediatore tecnologico" nell'apprendimento musicale. 

Vengono suggeriti numerosi strumenti e ambienti digitali: applicazioni musicali per l'apprendimento interattivo, strumenti di produzione musicale digitale (DAW), ambienti virtuali per la performance e la composizione, video per l'analisi di concerti e registrazioni, e software di registrazione e editing audio. 

L'uso di questi strumenti mira a superare i limiti fisici e temporali della lezione tradizionale, permettendo agli studenti di esplorare, produrre e collaborare in modi che prima erano impensabili.

Ad esempio, l'improvvisazione può essere registrata e poi analizzata, la composizione può avvenire in team remoti e la fruizione di concerti può estendersi oltre i confini geografici grazie alla video-streaming.

Nonostante questa visione promettente, emergono alcune criticità. 

La prima è la mancanza di esempi concreti e guidati su come integrare questi due assi fondamentali: l'opera lirica e il digitale. 

Un insegnante potrebbe sentirsi spaesato di fronte a tanta libertà senza un modello operativo chiaro. 

La seconda criticità riguarda la natura stessa del patrimonio culturale valorizzato. 

Sebbene l'operistico sia un punto di forza indiscutibile, la focalizzazione su di esso, unita alla scarsa menzione di altre forme musicali, rischia di perpetuare una visione eurocentrica e elitista della musica, ignorando la ricchezza delle nostre musiche popolari, delle tradizioni africane, asiatiche e latinoamericane presenti nel nostro Paese.

L'educazione musicale digitale, d'altra parte, offre un potenziale eccezionale per superare questo limite, permettendo l'esplorazione e la valorizzazione di un'ampia gamma di linguaggi musicali globali, un aspetto che le indicazioni attuali sembrano sottovalutare.


Prospettive Critiche e Controversie sulla Visione Monoculturale

Nonostante l'ambizione di innovazione e la ricchezza di intenti dichiarati, le Nuove Indicazioni Nazionali 2025 sono state oggetto di una critica serrata e diffusa da parte di molti docenti, studiosi e associazioni del mondo musicale. 

Queste critiche non mettono in discussione la centralità della musica nell'educazione, ma si concentrano sulla visione culturale e metodologica che il documento sembra proporre, ritenuta troppo rigida, eurocentrica e anacronistica. 

Una delle accuse più persistenti è quella di una visione monoculturale che riduce l'educazione musicale a una celebrazione quasi esclusiva della musica classica occidentale

Questo orientamento è attribuito in gran parte alla figura del coordinatore della commissione disciplinare per la Musica, il violinista Uto Ughi, presidente della Fondazione Uto Ughi, e alla composizione della commissione medesima, prevalentemente composta da figure di area accademica e conservatoria. 

Tale composizione sarebbe stata determinante nel dare priorità a un repertorio canonico, relegando a un secondo piano le musiche non occidentali, le tradizioni orali, le musiche popolari e i linguaggi contemporanei. 

Le indicazioni, secondo i critici, ignorano l'evoluzione epistemologica della musica del Novecento e le sue connessioni con campi di studio cruciali come l'etnomusicologia, le neuroscienze e il sound design. 

Di conseguenza, si teme che l'educazione musicale si trasformi in un'educazione alla "musica classica", perdendo di vista la sua funzione originaria di promozione di una pluralità di linguaggi e culture sonore.

Emerge una forte critica metodologica. I critici lamentano la mancata integrazione e valorizzazione dei metodi didattici storici che hanno fatto grande l'educazione musicale italiana, ovvero i metodi Dalcroze, Orff e Kodály. 

Questi approcci, basati su un'esperienza corporea e intuitiva della musica, sono stati fondamentali per democratizzare l'apprendimento musicale e renderlo accessibile a tutti. 

La loro assenza nel documento viene interpretata come un passo indietro verso un modello più tradizionalista e lessicale. 

Il Forum Nazionale per l’Educazione Musicale, in particolare, denuncia un rischio di "imposizione di modelli rigidi" che soffocano l'autonomia scolastica e la creatività degli insegnanti, limitando la didattica a un'unica via predefinita.

Un'altra area di dibattito riguarda la confusione terminologica e la mancata distinzione tra conoscenze, abilità, competenze e obiettivi di apprendimento. 

Documenti come quello del Forum Nazionale per l’Educazione Musicale segnalano una confusione contenutistica che rende difficile una progettazione didattica coerente e una valutazione trasparente. 

Questo problema, già presente nelle Indicazioni del 2012, sembra essere stato aggravato invece che risolto, complicando ulteriormente il lavoro degli insegnanti.

Le indicazioni vengono accusate di ignorare il ruolo e il valore del Terzo Settore musicale, che da oltre 40 anni opera attivamente nelle scuole italiane, formando docenti e realizzando percorsi innovativi.

Potete continuare a leggere facendo il download del documento completo:

LE NUOVE INDICAZIONI DEL MIM PER MUSICA NELLA SCUOLA SECONDARIA


Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci 

Commenti