SERGIO MATTARELLA: "IL NOSTRO PRESIDENTE".

 



Rime di Repubblica: quando la Musica Insegna l’Educazione Civica.


In un’epoca in cui l’attenzione dei giovani è un bene prezioso e conteso, come si può far appassionare alle istituzioni?

Come si può trasformare la Costituzione da un testo studiato sui banchi in un insieme di valori vivi e sentiti?

La risposta, forse, risuona in una delle forme d’arte più vicine alle nuove generazioni: la “musica”.

L’educazione civica non è solo una materia scolastica.

È la conoscenza del “sistema operativo” del nostro Paese, il rispetto delle sue regole e l’affetto per quei pilastri che ci uniscono.

E per apprendere, a volte, serve una melodia.

“La colonna sonora dei nostri valori”

Pensiamo a come una canzone possa fissare un concetto nella memoria. Lo stesso meccanismo può essere usato per celebrare e far comprendere il ruolo delle istituzioni.

“La Canzone, Sergio Mattarella: "Il Nostro Presidente”, non è una semplice canzone, ma un ritratto in musica che evoca i valori della sua figura: la sobrietà, la dedizione, il senso dello Stato, il suo essere un “padre” per tutti gli italiani, al di sopra delle parti. Attraverso le note, il ruolo astratto del Capo dello Stato si trasforma in un’emozione concreta, in un simbolo di unità che i giovani possono imparare a riconoscere e rispettare.

Insegnare l’educazione civica attraverso la musica significa quindi “dare un volto e un cuore” alla nostra Carta Costituzionale. Significa trasformare doveri e diritti in storie, e le istituzioni in personaggi di un racconto collettivo di cui noi tutti siamo protagonisti.

E forse, la prossima volta che sentiremo quelle note, non ascolteremo solo una canzone, ma riconosceremo un pezzo importante di ciò che ci tiene uniti..

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Questo brano è stato prodotto utilizzando strumenti di intelligenza artificiale, in modo da coinvolgere i ragazzi nelle fasi di realizzazione della musica e del testo della canzone.


SERGIO MATTARELLA: 

"IL NOSTRO PRESIDENTE"

Nato tra le pietre di Palermo, dove il silenzio parla più forte delle urla, hai imparato presto che la giustizia non è un’opinione, ma un filo teso tra il cuore e la Costituzione.

Tuo fratello, magistrato, caduto per mano vile, ti ha lasciato un’eredità non di rancore, ma di dignità incrollabile.

Tu non cerchi applausi, non indossi la gloria come un mantello.

Sei il custode del giuramento, la voce calma quando il vento urla nella tempesta dei tempi, resti sempre il faro che non si spegne, perché l’Italia non è solo un nome è un patto tra generazioni.

Hai visto crollare muri, e ne hai costruiti di nuovi con parole misurate. 

Non hai mai alzato la voce per dominare, ma per ricordare: che la democrazia è fragile, che la libertà ha bisogno di radici, e che il potere, senza etica, è solo un vuoto che inghiotte.

Tu non cerchi applausi, non indossi la gloria come un mantello. 

Sei il custode del giuramento, la voce calma quando il vento urla. 

Nella tempesta dei tempi, resti sempre il faro che non si spegne, perché l’Italia non è solo un nome è un patto tra generazioni.

Ai giovani che guardano il futuro con occhi stanchi di promesse vuote, tu dici: “Credete nella legge, non perché è scritta, ma perché è viva, vive se la rispettate, se la difendete, se la amate come si ama la casa comune.” 

E in ogni tuo gesto, c’è la lezione silenziosa di chi sa che servire è la forma più alta del comando.

Quando il rumore del mondo coprirà ogni verità, ricorderemo la tua presenza: non un’immagine, ma un esempio. 

E forse, un giorno, qualcuno chiederà: 

“Chi ha tenuto unita l’Italia quando sembrava dividersi?” 

E la risposta sarà semplice: 

“Chi ha scelto il dovere prima di sé stesso.”


Istituto Comprensivo "G.Bonafini"

di Cividate Camuno (BS)



 prof. Maurizio Ricci 


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