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IL GANDHI ITALIANO: "ALDO CAPITINI".



Ciao cari lettori, 

oggi vi parlo di uno che 'non sparò mai un colpo' ma scosse il mondo: Aldo Capitini, un ragazzi umbro che nacque a Perugia nel 1899 (quando i tram erano a cavalli!) da una famiglia normale: papà custode della Torre Comunale, mamma sarta. Niente soldi, ma una testa piena di sogni che nessuno gli avrebbe tolto.  

Lo chiamavano il "Gandhi italiano". Perché mentre tutti parlavano di guerra, lui "camminava".Nel 1952, con un gruppo di amici (nessun esercito, nessun microfono), organizzò la "prima Marcia Perugia-D'Assisi" . Immaginatevi la scena: contadini, studenti, nonne col fazzoletto in testa, tutti a piedi per dire "basta alla violenza". E lui, con i suoi occhiali spessi e la voce calma, ripeteva: "La pace non è un traguardo… è la strada che fai oggi".  

Non fu solo un filosofo di cattedra: fu un antifascista coraggioso, che negli anni del regime osò resistere in silenzio, rifiutando di aderire al PNF (Partito Nazionale Fascista) pur rischiando la carriera. Dopo la guerra, si dedicò anima e corpo alla causa della non violenza, diventando uno dei primi italiani a studiare e diffondere le idee di Gandhi, fu lui a portare in Italia la filosofia della "resistenza pacifica", trasformandola in azione concreta.   

Invece di chiedere vendetta, propose l’istruzione come arma (proprio come Malala oggi!). 

Scrisse libri come "La Pace è Nemica della Patria?" per ricordarci che la vera patria è l'umanità.  

Morì nel 1968, senza aver visto un mondo in pace. Le sue idee sono ancora qui, ogni volta che decidiamo di ascoltare invece di urlare, di tendere la mano invece di alzare il pugno.  

Allora, cari amici, la prossima volta che vi sentite impotenti davanti alle notizie tristi, ricordate Aldo. "Non servono grandi gesti", basta un passo, come quello che fece lui da Perugia ad Assisi.

La pace, come insegnò lui, non è un miraggio: è il sentiero che costruiamo insieme, un passo alla volta.


Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci 

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