Il Docente del Futuro: tra spartiti e tecnologia.
Amici lettori,
Il caffè è sul fuoco, il pianoforte mormora qualche nota dal salotto, e oggi voglio parlarvi di una rivoluzione silenziosa che bussa alla porta delle nostre aule di musica. Una rivoluzione che non viene con il frac, ma con l’algoritmo.
Siamo nell'era del digitale, e il docente di musica non è più soltanto colui che dice "Suona in tempo" o corregge la postura. Oggi è un po’ ingegnere del suono, un po’ regista multimediale, un po’ guida spirituale tra analogico e digitale.
Tecnologia: non un ospite, ma un coinquilino
Siamo sinceri: l’arrivo del digitale ha spiazzato tanti di noi. Chi si è sentito spodestato, chi ha detto “non è vera musica quella fatta al computer”. Ma io dico: se Mozart avesse avuto un laptop, lo avrebbe usato. Non per sostituire il cuore, ma per amplificarlo.
E allora eccoci:
- con software che scrivono spartiti più in fretta di quanto noi riusciamo a pensare,
- con studenti che remixano Beethoven su TikTok,
- con concerti live trasmessi in streaming dalla cameretta.
Il docente non muore, si evolve
Io lo vedo: il docente oggi è un ponte tra due mondi. Non si tratta di scegliere tra il diapason e l'app di accordatura. Si tratta di accettare che entrambi possano coesistere. Il segreto? Rimanere curiosi, aperti, disposti a reimparare.
Perché alla fine, insegnare musica è sempre stato un atto d'amore. E l’amore, si sa, trova mille modi per esprimersi. Anche attraverso uno schermo.
Una mia nota finale
Non c’è da avere paura del futuro. C’è da viverlo con intelligenza, con passione, con quel pizzico di follia creativa che ci ha sempre guidati. Il digitale non è un ladro di emozioni, ma un nuovo strumento da suonare.
E ora vi lascio, che il mio metronomo mi chiama. Ma voi ditemi… come state riscrivendo il vostro spartito da docenti?
Alla prossima nota,
Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci
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