LA SCUOLA ESPERIENZIALE
Mi piace definirmi un insegnante diversamente giovane al quale riesce difficile apprezzare persone che ostentano la loro lunga esperienza come un valore assoluto e non discutibile.
Apprezzo chi dopo anni passati a contatto con i giovani ancora continua a trovare entusiasmo e a condividere con loro curiosità e empatia.
Fare apologia della propria esperienza ha senso se sei pronto a condividere punti positivi e negativi e accettare il concetto che non esistono traguardi definitivi, altrimenti non hai ancora capito il senso del tuo ruolo di educatore, che vive nella consapevolezza di una realtà in fieri e pronta a togliere o regalare successi ad ogni istante della tua esistenza.
Perché queste parole forti e provocatorie...semplicemente perché l’esperienza deve essere la forza sulla quale si costruisce giorno per giorno e non la sedia sulla quale adagiarsi ad osservare dall’alto.
Io mi siedo quotidianamente vicino a ragazzi la cui fragilità è talmente percepibile da toglierti il respiro, non è davvero un ruolo semplice essere il prof dal quale ci si aspetta di ricevere tutte le risposte.
L’ansia che precede ogni lezione è un motore che ti spinge a dare sempre il meglio e alle volte con incoscienza ti porta ad andare oltre sentendoti parte della realtà che il tuo allievo vive in condivisione con le tue idee.
I giovani hanno quella che mi piace definire ‘overdose sensoriale’ ovvero un sovraccarico emotivo che li rende particolarmente vulnerabili, si sentono soli e inadeguati in mezzo ai loro compagni, per questo scattano meccanismi di difesa alle volte difficilmente controllabili.
Essere ‘soli’ in mezzo alla gente è una malattia sociale la scuola gioca un ruolo fondamentale nell’aiutare i giovani a sviluppare non solo competenze accademiche, ma anche competenze sociali ed emotive.
Attraverso l’educazione, i giovani possono apprendere come comunicare in modo efficace, capire e gestire le proprie emozioni e sviluppare empatia verso gli altri.
La scuola offre un ambiente sicuro in cui i giovani possono praticare queste abilità, interagendo con i coetanei e gli insegnanti.
Lavorando insieme in progetti di gruppo, partecipando a discussioni in classe e partecipando ad attività extracurricolari, i giovani imparano a costruire relazioni, a superare la timidezza e a creare connessioni significative.
La scuola può fornire risorse e supporto agli studenti che affrontano problemi di isolamento o difficoltà a esprimere i propri sentimenti.
Gli insegnanti e gli psicologi scolastici possono offrire consulenza e orientamento, aiutando i giovani a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni.
L’educazione socio-emotiva può essere integrata nel curriculum per promuovere la resilienza e la capacità di relazionarsi in modo positivo.
La scuola ha la possibilità di svolgere un ruolo cruciale nell’affrontare il problema dell’isolamento e dell’incapacità di esprimere i sentimenti tra i giovani.
Fornendo un ambiente di apprendimento che valorizza sia le competenze accademiche che quelle socio-emotive, possiamo contribuire a formare individui equilibrati, capaci di affrontare le sfide dell’interazione sociale e di costruire relazioni significative con gli altri.
Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci
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