Ciao cari lettori,
Un ricordo musicale per un eroe senza tempo: Salvo D'Acquisto
Ventidue Primavere a Palidoro
Ventidue Primavere a Palidoro
Un soffio di vento, sa di salsedine
Sui campi di Torre di Palidoro
Dove il fiume si perde e la storia si incide
Come un colpo di tuono nella memoria.
Era un giorno qualunque, di un settembre qualunque
Con la guerra che mangiava anche la pietà.
E un ragazzo di vent'anni in divisa,
Che scriveva a casa che stava bene, lo sai.
E tu, Salvo, come un Cristo contadino
Senza discorsi, senza un gesto vano
Hai preso su di te tutto il loro destino
Hai firmato la quiete con la mano.
Hai detto "io so" quello che non sapeva nessuno
Solo per dare a ventidue la luce del domani
E la tua vita, un gettone di rame
L'hai cambiata per un pugno di paure lontane.
Li vedevi negli occhi il terrore dei padri
Dei figli che giocavano a nascondino con la morte
E il sergente tedesco che contava i suoi numeri
Sul filo di una rabbia senza porte.
Non c'era tempo per eroismi da monumento
Solo il silenzio che pesava come un macigno
E il tuo nome, "Salvo", un'ironia amara
Diventato promessa in quel inferno di fango.
E tu, Salvo, come un Cristo contadino
Senza discorsi, senza un gesto vano
Hai preso su di te tutto il loro destino
Hai firmato la quiete con la mano.
Hai detto "io so" quello che non sapeva nessuno
Solo per dare a ventidue la luce del domani
E la tua vita, un gettone di rame
L'hai cambiata per un pugno di paure lontane.
E il plotone di esecuzione non vide un nemico
Ma un ragazzo che camminava dritto
Verso il muro del campo, verso il silenzio antico
Con il coraggio semplice di chi ha scelto.
Non un grido, non un gesto di furore
Solo il peso della vita che si fa dono
Un atto d'amore più forte del terrore
Un seme gettato in quell'autunno.
E tu, Salvo, come un Cristo contadino
Senza discorsi, senza un geste vano
Hai preso su di te tutto il loro destino
Hai firmato la quiete con la mano.
Hai detto "io so" quello che non sapeva nessuno
Solo per dare a ventidue la luce del domani
E la tua vita, un gettone di rame
L'hai cambiata per un pugno di paure, per un mondo più umano.
E adesso che il vento sa solo di resina
E i nomi sui marmi sbiadiscono un po'
Quel tuo "io so" è una spina
In questa Italia che forse non sa.
Ma qualcuno, come me, stasera canta
La tua storia semplice, la tua forza quieta
Perché l'eroe non è chi la gloria vanta
Ma chi, come te, alla viltà dice "è giusto così"
Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci
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