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UNA PROPOSTA AI GIOVANI PER CONOSCERE I GRANDI MUSICISTI DELLA STORIA SENZA ANNOIARSI: “JOHANN SEBASTIAN BACH"



Ciao cari lettori 

Un viaggio interessante alla scoperta di Johann Sebastian Bach. 


Il Viaggio Impossibile 

di Paolo e Bach


Dopo aver viaggiato con Mozart, Beethoven, Paganini e Verdi, Paolo sentiva che mancava ancora qualcosa per completare la sua comprensione della musica. Ogni compositore gli aveva insegnato un aspetto unico: la leggerezza, la lotta, la passione, l’epica popolare. Ma ora voleva scoprire la fonte, le radici più profonde della musica stessa.

Guardò il suo vecchio pianoforte e pensò a Johann Sebastian Bach, il “padre della musica occidentale”. Accese una delle sue composizioni preferite, il “Preludio in Do maggiore” dal “Clavicembalo ben temperato”, e scrisse nel suo taccuino:


Domanda di Paolo:


 “Maestro Bach, come può la musica essere così perfetta e infinita? È tecnica, fede, o qualcosa di più?”


Mentre scriveva, le note del Preludio si intensificarono, fino a trasformarsi in onde luminose che lo avvolsero. Quando riaprì gli occhi, si trovò in una piccola chiesa barocca, e davanti a lui c’era un uomo con una parrucca ordinata, una giacca scura e uno sguardo profondo.


“Gioventù curiosa,” disse l’uomo con voce calda, “mi hai cercato, e io sono venuto. Io sono Johann Sebastian Bach. Dimmi, cosa desideri sapere?”


Paolo si inchinò leggermente.


“Voglio capire, Maestro, come lei abbia creato una musica così pura e senza tempo.”


Bach sorrise.


“Vieni con me. La risposta è semplice, ma per capirla davvero, dovrai ascoltare il cuore della mia musica.”


Il Viaggio nel Contrappunto

Bach portò Paolo nella Lipsia del XVIII secolo, una città ricca di mercati, chiese e studenti universitari. Entrarono nella chiesa di San Tommaso, dove Bach lavorava come Kantor.

“Questo è il mio mondo,” disse Bach, indicando l’organo monumentale. “La mia musica nasce qui, per servire Dio e la comunità. Ma non è solo preghiera: è struttura, matematica, e gioia.”

Bach si sedette all’organo e iniziò a suonare una fuga. Paolo rimase incantato dalla complessità delle voci che si intrecciavano perfettamente, come se fossero parte di un dialogo eterno.

“Vedi, ragazzo,” disse Bach senza smettere di suonare, “la musica non è solo emozione. È un linguaggio universale. Ogni nota è come una parola, ogni accordo una frase. Quando scrivo, costruisco mondi.”


La Musica e la Fede

Dopo il concerto, Bach portò Paolo nella sua casa. Qui, tra manoscritti e spartiti, il compositore gli raccontò la sua visione della musica.

“La mia ispirazione viene da Dio,” disse. “Ogni opera che scrivo è un modo per lodarlo. Ma non è solo religione. La musica può essere anche un modo per capire l’ordine dell’universo. Ogni melodia e armonia riflette qualcosa di eterno.”

Paolo chiese: “Quindi la sua musica è perfetta perché nasce dalla fede?”

Bach scosse la testa. “Non perfetta. Perfettibile. Ogni compositore deve studiare, lavorare e migliorare. La fede mi guida, ma la tecnica mi sostiene. Non esiste una senza l’altra.”


Gli Incontri con la Comunità

Durante il viaggio, Paolo assistette a momenti che rivelavano il ruolo della musica nella vita quotidiana del tempo:

- Un Coro di Bambini: Bach dirigeva un gruppo di ragazzi della scuola di San Tommaso, insegnando loro i fondamenti della musica. “La musica non è un dono per pochi," disse a Paolo. “Deve essere condivisa, perché ogni generazione porti avanti questa arte.”

- Una Prova per la Messa: Bach lavorava con cantanti e strumentisti per la composizione di una nuova cantata. Paolo notò la sua pazienza nel correggere errori e nel spiegare ogni dettaglio. “La musica è come una famiglia,” spiegò Bach. “Ogni voce conta, e ognuno deve trovare il suo posto.”

- Un Mercato Cittadino: Bach improvvisò al clavicembalo in una taverna, dimostrando che la musica sacra e quella profana potevano convivere. “La gioia della musica non è limitata alla chiesa,” disse. “È ovunque, se sai ascoltare.”


La Lezione della Fuga

L’ultima tappa del viaggio fu nella biblioteca di Bach, dove Paolo osservò il compositore lavorare a una fuga.

“Perché scrive fughe così complesse?” chiese Paolo.

“Perché la fuga è vita,” rispose Bach. “Ogni voce è indipendente, ma deve armonizzarsi con le altre. È come una conversazione: ognuno ha il suo ruolo, ma nessuno può esistere senza l’altro. Così è la musica, e così è il mondo.”

Paolo osservò Bach scrivere con dedizione, come se ogni nota fosse un pezzo di un puzzle universale. Capì che la grandezza della sua musica non stava solo nella tecnica, ma nella sua capacità di unire umanità e spiritualità .


Il Ritorno

Quando Paolo tornò nel suo presente, si sentiva incredibilmente sereno. Bach gli aveva insegnato che la musica era molto più di emozione o intrattenimento: era ordine, empatia, e riflesso dell’infinito.


Scrisse un articolo intitolato:


Johann Sebastian Bach: La Musica come Linguaggio Universale.


Chiuse il taccuino e, guardando il cielo, si chiese quale sarebbe stato il prossimo capitolo del suo incredibile viaggio musicale. Forse avrebbe incontrato Chopin, o magari Debussy. Ma qualunque fosse il destino, Paolo era pronto a seguirne il suono.

Al prossimo viaggio... 


Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci

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