QUANDO LA MUSICA SI CHIAMAVA: "Mousikè".

 


Ciao carissimi lettori

Oggi ci farà compagnia la ‘Mousikè’ un concetto filosofico che arriva dall’antica Grecia ma che risulta essere talmente attuale da meravigliare per la modernità delle osservazioni fatte da popoli tanto lontani nel tempo.

Come è logico pensare tra le varie culture sviluppatesi nel bacino del Mediterraneo vi è stato nella storia un profondo scambio che ha permesso il radicarsi di tradizioni condivise.

Proprio in Grecia iniziò da parte di alcuni pensatori che ancora oggi chiamiamo ‘filosofi’ una riflessione che avrebbe portato a parlare di musica ad un livello superiore.

Nasce dunque la ‘Mousikè’ arte completa che comprendeva musica, poesia, danza, ginnastica sconfinando in proprietà curative e terapeutiche nel campo medico e in quello educativo.

Quindi il comporre musica era ritenuto importante quanto il filosofare sul senso delle cose

A questo punto non voglio addentrarmi in spiegazioni complesse e a volte noiose, il senso della mia chiacchierata è quello di condividere aspetti della musica importanti e dare rilievo a fatti che hanno originato e condotto sino ad oggi tanti aspetti che riteniamo conquiste moderne.

Pitagora ad esempio fu un grande pensatore che legò profondamente la speculazione scientifico matematica alla musica. 

Secondo questo grande personaggio - come l’astronomia era geometria applicata - la musica era aritmetica applicata

Da qui nacque la teoria che tra i pianeti e le stelle esistesse un’armonia numerica tale da generare una musica conosciuta come ‘la Musica delle sfere’.

Per Pitagora ed i suoi allievi la musica poteva rivelare l’essenza dell’universo riconducibile al ‘numero’.

Avviene poi un passaggio fondamentale che può essere ricondotto all’apparire di riflessioni più di carattere pratico della musica e ci si concentra sugli aspetti sociali ed educativi di questa arte.

La musica poteva influenzare gli animi dei cittadini agendo anche sulle loro capacità intellettive, quindi era necessario prestare attenzione alla scelta del tipo di musica in relazione all’utilizzo pratico

Questa idea si è profondamente riflessa nella cultura derivata dalle chiese cristiane, dove la musica aveva un potere sacro e divulgativo ma chi faceva della musica una professione di modernità rappresentava al contempo un grave pericolo.

Il pericolo era rappresentato dal musicista 'libero' che si fa sempre più laico, la libertà di inventare la propria musica era un grave pericolo per la dottrina cristiana.

Dunque la musica ha sempre avuto questo ruolo di amore e odio, di ambivalenza dovuto al suo potere di comunicare ben oltre le parole, di forzare i filtri culturali.

La battaglia che la musica combatte quotidianamente rimane invariata nei secoli: “La difesa della libertà di espressione di tutti i popoli”.


Il vostro prof. Maurizio

Sono molto graditi commenti e consigli.

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