Ciao cari lettori
Quando una poesia è talmente intrigante da ispirare una canzone, non si può rifiutare la sfida.
Eugenio Montale ha scritto questa meravigliosa composizione dal titolo:
"Suonatina di pianoforte'
Vieni qui, facciamo una poesia che non sappia di nulla e dica tutto lo stesso, e sia come un rigagnolo di suoni stentati che si perde tra le sabbie e vi muore con un gorgoglio sommesso;
facciamo una suonatina di pianoforte alla Maurizio Ravel, una musichetta incoerente ma senza complicazioni, che tanto credi proprio a grattare nel fondo non c’è senso; facciamo qualcosa di “genere leggero”.
Vieni qui, non c’è nemmeno bisogno di disturbar la natura co’i suoi seriosi paesaggi e le pirotecniche astrali;
ne’ tireremo in ballo i grandi problemi eterni, l’immortalità dello Spirito od altrettanti garbugli; diremo poche frasi comunali senza grandi pretese, da gente ormai classificata, gente priva di “profondità;
e se le parole ci mancheranno noi strapperemo il filo del discorso per svagarci in un minuetto approssimativo che si disciolga in arabeschi d’oro, si rompa in una gran pioggia di lucciole e dispaia lasciandoci negli occhi un pullulare di stelle, un’ossessione di luci.
Poi quando la suonatina languirà davvero la finiremo come vuole la moda senza perorazioni urlanti ed enfasi;
la finiremo, se ci parrà il caso, nel momento in cui pare ricominciare e il pubblico rimane con un palmo di naso.
La spegneremo come un lume, di colpo.
Con un soffio.
Eugenio Montale
Ecco il risultato.
Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci
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