L’Urlo Silenziato delle Guerre che il Mondo Non Sente Più

 



Ciao cari lettori, 

Vi propongo un argomento complesso e...scomodo 


L’Urlo Silenziato delle Guerre che il Mondo Non Sente Più


C’è un rumore di fondo, nella nostra quotidianità, che ormai fa parte del paesaggio sonoro come il traffico o il ronzio del frigorifero. È il mormorio continuo delle notizie di guerra.

Ucraina, Gaza, Sudan, Yemen, Congo. Nomi che scorrono sui nostri schermi con una regolarità meteorologica. Li leggiamo tra una storia di Instagram e un reel divertente, tra un like a una foto di un amico e un commento su un post virale. 

Li assorbiamo, ma non li digeriamo. Li consumiamo, ma non ci nutrono di consapevolezza. Ci scivolano addosso, lasciando al massimo una leggera patina di fastidio, un’ombra di tristezza che svanisce con il prossimo swipe.

Il problema non è solo che nel mondo ci siano troppe guerre. Il problema, forse più profondo e insidioso, è "quanta superficialità abbiamo costruito per proteggerci dal loro fragore".

La Tragedia in Sottofondo: Quando il Dramma Diventa 'Rumore Bianco'.

Pensa all’ultima volta che hai visto un video drammatico da una zona di guerra. Le immagini tremule, le esplosioni, i volti segnati dalla disperazione.

Quanto è durata la tua reazione? 

Un brivido? 

Un sospiro? 

Un “povera gente” mormorato allo schermo?

Poi, cosa hai fatto? 

Probabilmente sei passato a altro. È un meccanismo di sopravvivenza psicologica, comprensibile. Il mondo è iper-connesso e il dolore altrui è a portata di click, in quantità industriali. Il rischio è che la nostra empatia, sottoposta a un bombardamento continuo, si atrofizzi. Una scuola bombardata diventa un titolo tra gli altri, non una strage di futuri rubati.

Siamo diventati spettatori di un dolore che percepiamo come lontano, astratto, quasi fittizio. E in questo teatro dell’orrore, rischiamo di essere il pubblico più distratto della storia.

L’Era dell’Apparire: Giovani tra Like e Indifferenza

E i giovani? 

La generazione nata con lo smartphone in mano, maestra nell’arte dell’apparire, a volte fatica a trovare spazio per essere.

In un ecosistema sociale che premia la perfezione estetica, la performance e la cura maniacale dell’immagine.

Dove si colloca l’impegno per una crisi umanitaria lontana? 

È poco fotogenico. Non fa tendenza. Un post sulla pace non genera lo stesso riverbero emotivo di un outfit o di una coreografia.

Non è che i giovani siano indifferenti per natura. È che il sistema di valori in cui sono immersi li spinge altrove. Li allena a curare il proprio giardino, trascurando la foresta in fiamme fuori dal cancello. L’orrore non è che non gli importi, ma che il loro mondo digitale è costruito per distrarli da ciò che è scomodo, complesso e non immediatamente gratificante.

Famiglie Senza Bussola: Il Disagio di Non Avere Strumenti

E in tutto questo, dove sono le famiglie?

Spesso, anch’esse sono disarmate. 

Di fronte a figli che navigano in un oceano di informazioni che loro stessi faticano a decifrare, molti genitori mancano degli strumenti per intervenire.

Come si parla di guerra a un adolescente che la vive come uno sfondo pixelato?

Come si trasforma l’orrore in un’opportunità di crescita e consapevolezza, invece che in un motivo di ansia o, peggio, indifferenza? 

Spesso, non si sa da dove cominciare. Si preferisce il silenzio, il “non voglio turbarlo”, lasciando che sia il flusso distorto dei social media a fare da insegnante.

Il risultato? 

Una generazione di giovani potenzialmente sensibili ma disorientati, e una generazione di genitori preoccupati ma inibiti, che navigano insieme in un mare di superficialità, senza una bussola emotiva ed etica.

Spegnere l’Autopilot: Un Appello alla Presenza.

Allora, cosa fare? 

Arrenderci a questa deriva? 

No. Il primo, potentissimo atto di rivoluzione è riprendere il controllo della nostra attenzione.

Fermati e Approfondisci. La prossima volta che una notizia di guerra attraversa il tuo schermo, non scorrere. Cercane il contesto. Leggi un articolo lungo. Cerca voci diverse. Strappa quella tragedia dalla logica del “feed” e restituiscile la sua dignità di evento reale.

Crea Spazi di Dialogo Scomodo. A cena, in famiglia, con gli amici. Chiedi: “Avete sentito di quel che sta succedendo in…? Cosa ne pensate?”. Rompi l’incantesimo della superficialità. Non deve essere una lezione, ma un confronto onesto.

Sposta il Focus dall’Apparire all’Essere. Incoraggia, soprattutto nei giovani, azioni concrete. Anche piccole. Una donazione a un’organizzazione affidabile, la partecipazione a un evento di sensibilizzazione, la condivisione di un contenuto di valore, non solo di facciata. Trasforma l’empatia passiva in un gesto attivo.

Le guerre non si fermano con un like. Ma un impegno collettivo, una coscienza risvegliata, possono iniziare da un click più consapevole. Possono iniziare dal nostro rifiuto di essere spettatori distratti di un mondo che brucia, mentre siamo troppo occupati a curarne l’immagine.

Il mondo ha bisogno di meno filtri e più sostanza. Di meno apparire e molto, molto più essere.


Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci.

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