Ciao cari lettori,
Viviamo in un tempo in cui la fretta detta il ritmo delle vite e lo sguardo sfiora appena ciò che non rientra nei canoni del “normale”, questo è il tema di una canzone nata per chiedere “attenzione”.
Si intitola “Guarda con le mani”, ed è un invito delicato ma urgente, a rivedere il nostro modo di percepire, incontrare e includere le persone con disabilità.
Questa canzone non cerca di commuovere, ma di risvegliare in particolare le nuove generazioni a una consapevolezza spesso dimenticata: la disabilità non è un difetto da correggere, né un peso da tollerare.
È una diversa forma di esistenza, ricca di sensibilità, strategie, resilienza e una prospettiva unica sul mondo.
“Tu, che credi di sapere cosa manca, fermati. Metti le scarpe di chi cammina con le ruote, con le stampelle, con le dita che contano il tempo sul bordo di un muro.”
Questi versi non puntano il dito, ma tendono la mano. In un contesto sociale ancora troppo spesso segnato da barriere invisibili, pregiudizi, imbarazzo, ignoranza, la canzone propone un cambio di paradigma: non salvare, ma accogliere; non compatire, ma condividere.
Non troviamo nessun “angelo in carrozzina”, nessun “esempio di forza”. Solo esseri umani, con le loro complessità, le loro fragilità e la loro dignità intatta.
Per i giovani, abituati a comunicare attraverso schermi e algoritmi, “Guarda con le mani” diventa una bussola silenziosa:
- Alza gli occhi dal telefono.
- Ascolta senza anticipare risposte.
- Impara a stare in silenzio accanto a chi vive un’esperienza diversa dalla tua.
La vera inclusione, ricorda la canzone, non si misura solo in gesti esteriori ma nella capacità di costruire relazioni autentiche, dove la diversità non è un ostacolo, ma un dialogo possibile.
In occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, “Guarda con le mani” non è solo una canzone: è un gesto. Un invito a vedere il mondo con altri sensi, a riconoscere la bellezza nascosta nelle differenze, e a capire che “l’umanità intera è più ricca quando nessuno è costretto a chiedere il permesso di esistere”.
Ascoltarla… è il primo passo.
Viverla… il più importante.
Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci.

😭 è molto bella e toccante
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