Ciao cari lettori
Il testo e la canzone che seguono parlano da soli... buon ascolto e buona lettura.
"Il Cammino della Libertà"
(Per il 2 Giugno, Festa della Repubblica Italiana)
"Era il 1946. L’Italia era un paese ferito, piegato dalla guerra, ma con gli occhi pieni di futuro. Il 2 giugno, per la prima volta, tutti furono chiamati a decidere: monarchia o repubblica? Donne e uomini, anziani e giovani, contadini e operai. In quelle cabine elettorali di fortuna, tra macerie e speranze, nacque una scelta corale. Una scelta che ci avrebbe reso liberi."
Il referendum fu un atto di coraggio collettivo, quattordici milioni di italiani scelsero la Repubblica.
Le donne votarono per la prima volta, le loro mani tremanti depositarono schede come semi di democrazia.
Alcune avevano i volti segnati dalla fame, ma negli occhi la luce di un domani possibile.
Poi venne l’Assemblea Costituente: non santi, non eroi, ma uomini e donne.
Calvi in camicia bianca, De Gasperi col suo cappotto logoro, Nilde Iotti che lottava per i diritti delle madri, Terracini sopravvissuto ai lager, Togliatti con la sua pipa e le parole accese.
Discutevano di notte, a volte litigavano, ma sapevano che la Costituzione doveva essere la casa di tutti.
Scrissero l’articolo 3: "Tutti i cittadini hanno pari dignità".
Scrissero l’articolo 11: "L’Italia ripudia la guerra".
Scrissero di scuola, di lavoro, di diritti inviolabili.
Non fu un miracolo, fu sudore e compromesso, un patto tra chi aveva combattuto su fronti opposti, ma credeva in un’Italia unita nella giustizia.
Quel patto non era inchiostro su carta, era il sangue dei partigiani, il silenzio dei caduti nelle fosse Ardeatine, le lacrime delle mondine nelle risaie.
La Costituzione divenne il nostro faro: non un monumento, ma una bussola per chi si era perso.
La storia della Repubblica è fatta di volti senza nome: l’operaio che ricostruì le fabbriche a Milano, la maestra che in un’aula senza vetri insegnava la Costituzione ai bambini,
i braccianti che marciavano per la terra in Calabria.
Fu ricostruzione fatta di calli e dignità, di chi alzava la testa dopo vent’anni di buio.
"Oggi, quando celebriamo il 2 giugno, non onoriamo simboli vuoti. Onoriamo quella scelta coraggiosa di un popolo in ginocchio che disse ‘no’ alle catene. Ricordiamo che la libertà è un lavoro quotidiano: si costruisce con le mani di chi lotta per i diritti, con le voci di chi denuncia le ingiustizie, con il silenzio di chi ascolta la Storia. La Repubblica siete voi, che ne scrivete ogni giorno un nuovo articolo. Non dimenticatelo mai."
"Perché la libertà è come l’aria: ci accorgiamo di quanto vale quando comincia a mancare."
— Piero Calamandrei, padre costituente.
Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci
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