IL MITO DELLA CAVERNA DI PLATONE UTILIZZATO DAI MUSICISTI

 


Cari lettori oggi vi ripropongo un argomento che ho trattato in precedenza, che riprendo per darne una lettura musicale, si tratta del: Mito della Caverna di Platone.

Il mito della caverna di Platone è una potente allegoria filosofica che esplora la nostra comprensione della realtà, della conoscenza e della verità. Secondo questo mito, gli esseri umani sono come prigionieri incatenati in una caverna che possono vedere solo ombre proiettate su una parete davanti a loro, ombre di oggetti che passano davanti a un fuoco. I prigionieri credono che queste ombre siano la realtà stessa, non sapendo che sono solo una copia imperfetta di una realtà più elevata.

Osservandolo dal punto di vista musicale, il mito può essere paragonato alla situazione dell’ascoltatore di musica. Gli ascoltatori potrebbero pensare di comprendere completamente la musica attraverso la semplice esperienza delle melodie e delle armonie, senza afferrarne i profondi fondamenti teorici e i principi strutturali che formano il suo nucleo. E così come il prigioniero che si libera e vede il mondo esterno, quando un ascoltatore comincia a comprendere la teoria e la tecnica dietro la musica, o addirittura a creare musica da sé, inizia a vedere oltre le semplici “ombre” e a comprendere la “luce” della vera bellezza e complessità della composizione musicale.

Il mito della caverna mette inoltre in discussione il ruolo del creatore e del filosofo nella società – di colui che ha visto la realtà vera e poi cerca di condividerla con gli altri. Il ruolo del musicista e in particolare del compositore, è quello di guidare gli ascoltatori fuori dalla loro caverna, mostrando loro la bellezza non solo delle ombre, ma anche della luce che crea quelle ombre. La musica può essere vista come un mezzo per illuminare gli ascoltatori, per aiutarli a percepire un livello di realtà più profondo, proprio come Platone suggerisce che il filosofo possa fare per coloro che sono incatenati nella caverna.



Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci


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