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PROBLEMI A SCUOLA CHE TI CREANO DISAGIO? -COME AFFRONTARE LE DIFFICOLTÀ RELAZIONALI CON I TUOI COMPAGNI.

 

Ti è mai capitato di sentirti escluso, deriso, umiliato o minacciato da alcuni dei tuoi compagni di scuola?

Ti sei mai sentito sotto pressione per adeguarti a certi comportamenti o modi di vestire per essere accettato dal gruppo?

Ti sei mai sentito triste, arrabbiato, impotente o spaventato a causa di queste situazioni?

Se la risposta è sì, sappi che non sei il solo.

Molti ragazzi e ragazze della tua età si trovano ad affrontare difficoltà relazionali con i loro pari, che possono avere conseguenze negative sul loro benessere fisico e mentale. Queste difficoltà possono assumere diverse forme, vediamo di elencarne alcune:

-Bullismo: si tratta di un comportamento aggressivo e ripetuto da parte di uno o più individui verso una vittima, che ha lo scopo di ferire, intimidire o dominare. Il bullismo può essere fisico (per esempio, spintoni, pugni, calci), verbale (per esempio, insulti, minacce, pettegolezzi), psicologico (per esempio, isolamento, esclusione, derisione) o online (per esempio, messaggi, foto, video offensivi o diffamatori su internet o sui social media).

- Cyberbullismo: si tratta di una forma di bullismo che avviene attraverso i mezzi digitali, come il cellulare, il computer, i social network, le chat, i videogiochi online. Il cyberbullismo può consistere nell’inviare messaggi, foto, video, audio o commenti offensivi, minacciosi, falsi o imbarazzanti a una persona o a un gruppo, oppure nell’escludere, bloccare, ignorare o diffondere voci su qualcuno. Il cyberbullismo può avere effetti ancora più gravi del bullismo tradizionale, perché può raggiungere la vittima in qualsiasi momento e luogo, può coinvolgere un numero maggiore di persone e può lasciare tracce permanenti sul web.

- Controllo esercitato dal gruppo: si tratta di una forma di influenza sociale che spinge una persona a conformarsi alle aspettative, ai valori, alle norme o ai comportamenti di un gruppo di riferimento, al quale si vuole appartenere o essere accettati. La pressione di gruppo può essere esplicita (per esempio, quando qualcuno ti dice cosa fare o non fare, ti loda o ti critica, ti premia o ti punisce) o implicita (per esempio, quando ti senti influenzato dal modo di essere o di fare degli altri, senza che nessuno ti dica nulla). La pressione di gruppo può avere effetti positivi o negativi, a seconda che ti spinga a fare cose buone o cattive, sane o pericolose, giuste o sbagliate.

Queste difficoltà relazionali possono avere diverse cause, vediamone alcune:

- La mancanza di autostima: si tratta della valutazione che una persona ha di se stessa, delle sue capacità, delle sue qualità, dei suoi difetti. Chi ha una bassa autostima tende a non apprezzarsi, a non fidarsi di se stesso, a sentirsi inferiore o inadeguato agli altri, a temere il giudizio altrui. Questo può portare a subire passivamente le difficoltà relazionali, a non difendersi, a non chiedere aiuto, a isolarsi o a cercare di piacere a tutti i costi.

- La mancanza di empatia: si tratta della capacità di comprendere e condividere i sentimenti, i pensieri, le emozioni, le intenzioni degli altri, mettendosi nei loro panni. Chi ha una scarsa empatia tende a non interessarsi agli altri, a non capire le loro esigenze, a non rispettare le loro differenze, a non preoccuparsi delle conseguenze delle proprie azioni sugli altri. Questo può portare a provocare attivamente le difficoltà relazionali, a essere aggressivi, prepotenti, manipolatori, indifferenti o crudeli verso gli altri.

- La mancanza di educazione relazionale: si tratta dell’insieme di conoscenze, abilità, valori, regole, atteggiamenti che permettono di stabilire e mantenere relazioni positive, costruttive, rispettose, reciprocamente soddisfacenti con gli altri. Chi ha una scarsa educazione relazionale tende a non saper comunicare efficacemente, a non ascoltare, a non esprimere i propri sentimenti, a non risolvere i conflitti, a non collaborare, a non negoziare, a non accettare le critiche. Questo può portare a vivere le difficoltà relazionali come inevitabili, insormontabili, irrisolvibili, a reagire in modo impulsivo, emotivo, violento o passivo-aggressivo.

Queste difficoltà relazionali possono avere diverse conseguenze, analizziamo i due aspetti principali:

- La sofferenza fisica: si tratta del dolore o del malessere che si prova a livello corporeo, a causa delle aggressioni, delle violenze, delle minacce, delle pressioni subite o inflitte. La sofferenza fisica può manifestarsi con sintomi come: lividi, ferite, graffi, mal di testa, mal di stomaco, nausea, vomito, insonnia, stanchezza, debolezza, perdita di appetito, aumento o diminuzione di peso, problemi alla pelle, ai capelli, ai denti, ecc.

- La sofferenza mentale: si tratta del disagio o della tristezza che si prova a livello psicologico, a causa delle umiliazioni, delle offese, delle esclusioni, delle manipolazioni subite o inflitte. La sofferenza mentale può manifestarsi con sintomi come: ansia, paura, rabbia, vergogna, senso di colpa, depressione, apatia, disperazione, solitudine, isolamento, scarsa autostima, scarsa fiducia, scarsa motivazione, scarsa concentrazione, calo delle prestazioni scolastiche, pensieri negativi, pensieri suicidi, ecc.

Come si può vedere, le difficoltà relazionali con i tuoi compagni sono un problema serio, che non va sottovalutato, ignorato o ingigantito, ma affrontato con coraggio, intelligenza e responsabilità.

Ecco alcuni consigli che ti propongo per farlo:

- Non stare in silenzio: se sei vittima o testimone di una situazione di difficoltà relazionale, non tenerla dentro, non vergognarti, non pensare che sia colpa tua o che non ci sia niente da fare. Parlane con qualcuno di fiducia, come un amico, un familiare, un insegnante, un educatore, un medico, uno psicologo, un operatore di un servizio di ascolto. Ti sentirai più leggero, più forte, più sicuro e potrai ricevere il sostegno, la comprensione, la protezione, l’aiuto che ti servono.

- Non essere violento: se sei autore o complice di una situazione di difficoltà relazionale, non usare la violenza, fisica o verbale, psicologica o online, per affermare il tuo potere, la tua superiorità, la tua popolarità, il tuo divertimento. Non farti influenzare da chi ti spinge a fare cose sbagliate, non seguire la massa, non pensare che sia normale o giusto. Rifletti sulle tue azioni, sulle tue motivazioni, sulle tue emozioni, sulle tue conseguenze. Chiediti cosa ti manca, cosa vuoi, cosa ti fa stare bene, cosa ti fa stare male. Cerca di cambiare, di migliorare, di crescere. Chiedi scusa, ripara, fai ammenda. Cerca il dialogo, il confronto, la mediazione. Chiedi aiuto, se ne hai bisogno.

- Cerca di risolvere il conflitto. Se sei coinvolto in una situazione di conflitto con i tuoi compagni, cerca di affrontarla in modo pacifico e assertivo. Non scappare, non subire, non aggredire, ma cerca di dialogare, di ascoltare, di esporre il tuo punto di vista, di rispettare quello degli altri, di trovare un accordo o un compromesso. Se non riesci da solo, chiedi l’aiuto di un adulto o di un mediatore. Se sei vittima di bullismo o di altre forme di violenza, denuncia il fatto e cerca protezione.

- Apri la tua mente. Non chiuderti nel tuo mondo, ma cerca di ampliare i tuoi orizzonti, di scoprire nuove realtà, di conoscere nuove persone, di apprendere nuove cose, di sperimentare nuove attività. Non giudicare gli altri in base alle apparenze, ma cerca di capire le loro storie, le loro culture, le loro differenze, le loro ricchezze. Non avere paura del cambiamento, ma accoglilo come un’occasione di crescita.

Ricorda che le difficoltà relazionali a scuola non sono una fatalità, ma una ‘sfida che puoi vincere’. Se segui questi consigli, potrai migliorare la tua qualità di vita, la tua felicità, il tuo successo scolastico e il tuo futuro.



Un saluto dal vostro prof. Maurizio Ricci 


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